Concerto
09 luglio | 21.30 |
Il termine unplugged viene utilizzato per indicare un dispositivo elettrico scollegato dalla corrente, una spina staccata dalla presa; in ambito musicale, un concerto è unplugged se suonato prevalentemente con strumenti acustici. L’aggettivo è diventato popolare nel mondo del rock e del pop degli anni ’90 in riferimento al famoso programma televisivo MTV Unplugged: nella serie dell’emittente americana gli artisti più popolari dell’epoca presentavano uno showcase più intimo, riadattando il loro repertorio generalmente elettronico in un formato acustico.
Ad ogni modo, il significato culturale del termine è ben più complesso e articolato. Scrivendo per Splendid, il critico musicale Craig Conley suggerisce che “quando la musica è etichettata come acustica, unplugged o non amplificata si assume che gli altri formati musicali siano confusi dall’utilizzo della tecnologia o di una post-produzione eccessiva, e che non risultino quindi altrettanto puri”. Unplugged assume qui la stessa sfumatura di significato: un preciso atto di resistenza dovuto alla sottrazione e alla semplificazione dei mezzi produzione. È una strategia culturale ed artistica capace di costruire la propria estetica offrendo una relazione più intima con il pubblico.
Per questa edizione ci siamo chieste cosa possa significare un approccio unplugged nel 2019. Lavorare sulla sostenibilità? Diminuire gli “effetti speciali”? Aprire le porte del processo artistico e raccontarne la creazione piuttosto che proporre un prodotto finito? Cercare prossimità nella relazione con gli spettatori? Forse suggerire lo “scollegare” il nostro sguardo per approdare ad una comprensione più ampia di quello che può rappresentare una pratica artistica?
Ecco come immaginiamo questa esperienza: una passeggiata verso sera dal centro del paese fino all’antichissima Pieve bizantina di San Michele Arcangelo, patrono della città, per immergersi nelle sonorità di un concerto unplugged, in una location unica e intima.
Un viaggio alla scoperta del violoncello, strumento dalle tonalità variegate, dalla cantabilità commovente e profonda, usato per sperimentazioni sonore e musicali: un ponte tra la musica bachiana e il repertorio del Novecento. Dalla razionalità della costruzione armonica di Bach si passa a due compositori che, rifiutando l’enfasi sentimentale ottocentesca, si accostano all’estetica barocca, Ligeti e Hindemith, per concludere con le sonorità avanguardistiche di Berio e la contemporaneità di Sollima. La formazione orchestrale di Santisi si deve a Leon Spierer, già primo violino dei Berliner Philharmoniker, e alla frequentazione dell’Accademia del Teatro alla Scala, nonché del corso Mimesis-MaggioArte del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, dov’è stato scelto come primo violoncello.
Pieve di S. Michele Arcangelo
via Pieve
durata 60'