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Exchange of practices symposium

Call per partecipanti

Performative Schools: Temporary Structures / Permanent Unknowns
Exchange of practices symposium
18-19 luglio 2020
Santarcangelo Festival, Santarcangelo (RN), Italia


Il teatro non implica, […] né la derivazione dell’ordine dal caos né la soluzione di problemi. Non comunica contenuti né produce conoscenze di tipo assertivo. Non è neppure “performativo” nel senso solitamente compreso, vale a dire, quello di realizzare un’intenzione attraverso un atto. Piuttosto, alienando gli atti e i gesti dal proprio contesto funzionale, mira alla creazione di cornici di riferimento – e alle condizioni e i contesti che tali intenzioni presuppongono al solo fine di generare spaesamento. […] Quando regna il teatro, la gente dimentica il proprio posto. E i luoghi diventano così instabili che difficilmente possono diventare familiari, tanto meno essere dimenticati.
(Samuel Weber, Theatricality as Medium 2004)

Il teatro è lo spazio in cui le cose vengono ri-viste, ri-vissute e ri-posizionate come sconosciute. Offre prospettive performative e modi di vedere multipli, nel tempo e nello spazio. Si muove, scompare, crea ombre e fantasmi di cose e pensieri che non ci sono più, e mostra scorci e semi di cose non esistono ancora. Il passato e il futuro. Il possibile e l’inimmaginabile. In questo flusso di movimento continuo, le persone e le cose vengono dislocate, acquistano nuovi significati e offrono nuove potenzialità ed esperienze. Il teatro è un modo di pensare. Un pensiero complesso che combina esperienze, gesti, pratiche, posizioni contraddittorie, dove “il posto giusto” è dimenticato. Ma come si arriva a tutto questo? Come si insegna questo modo di pensare? Come si insegna lo sconosciuto, lo spaesamento? Sicuramente esistono modi, esistono metodologie. Ma come possiamo mettere in discussione, mantenere vive e vibranti queste strategie e metodologie? Per quanto tempo possiamo ripetere delle formule? Le scuole di arti performative sembrano combattute tra l’insegnamento delle conoscenze, metodologie ed esperienze esistenti, e la tensione verso ciò che non conosciamo ancora: quale può essere oggi il loro ruolo, e quale il loro potenziale?

Durante i due giorni di simposio vogliamo affrontare queste domande concentrandoci sul recente proliferare di scuole temporanee, nomadi, indipendenti, concepite come o all’interno di festival, e guidate da artisti. Queste scuole temporanee sono importanti luoghi di pensiero critico e di insegnamento, e possono al contempo sfidare e ispirare le scuole istituzionali. Le scuole permanenti offrono infatti condizioni stabili – amministrazione, accesso a certificazioni, riconoscimenti formali, sostegno prolungato e spazi di visibilità… – e le rendono disponibili a questa sperimentazione con l’ignoto. Le scuole permanenti sono anche direttamente legate a tradizioni che, se ben orientate, possono produrre un impatto culturale su ampia scala ampia. Tuttavia, le scuole temporanee mettono anche alla prova o interrogano le scuole permanenti.

In primo luogo, le scuole temporanee mettono in dubbio il ruolo fondante della “localizzazione spaziale” della scuola: centrandosi sul potenziale di una sfera socio-geografica in cambiamento, il loro decentramento e il loro nomadismo sono in contrasto con l’identità sedentaria e centralizzata, in senso fisico e mentale, delle scuole istituzionali.
In secondo luogo, le scuole temporanee insistono sulla temporalità della scuola. Ci invitano a riconsiderare i tempi, i ritmi e la durata dello studio (tali scuole spesso si svolgono alla sera o di notte, invocando intenzionalmente “l’oscuro” e il “non-trasparente”), e a pensare al potenziale di intervento che la scuola può esercitare in risposta all’attualità politica.
In terzo luogo, le scuole temporanee portano la riflessione su quali pratiche siano riconosciute come “contemporanee”, almeno nella misura in cui la “contemporaneità” è intesa come un concetto performativo e disciplinante che determina quali pratiche artistiche siano rilevanti o meno.
Infine, le scuole temporanee creano un contesto per una riflessione critica sui fenomeni connessi alla rivoluzione tecnologica, come “l’apprendimento continuo permanente”, sia nella vita privata che nell’organizzazione del lavoro (ad esempio Google che definisce i suoi quartieri generali un “campus” come un grande esempio dell’emergere dell’economia della conoscenza).
In sintesi, le scuole temporanee si interrogano soprattutto sulla “permeabilità” della scuola: come il mondo esterno si diffonde all’interno della scuola e come a sua volta la scuola stessa plasma quel mondo.

Ma alla fine, il discorso portato aventi dalle scuole temporanee e permanenti ha un terreno comune inatteso: entrambe possono nutrire l’emancipazione e il pensiero critico; incoraggiare la creazione artistica, la sperimentazione e quindi anche il fallimento; concentrarsi sulla condivisione di conoscenze e pratiche attraverso diverse modalità di trasmissione, che riguardano tanto la trasmissione di conoscenze quanto il lor embodiment; l’interazione tra processi di apprendimento individuali, collettivi e “peer-to-peer”.

Il simposio Performative Schools si terrà nel corso della prossima edizione di Santarcangelo Festival e riunirà persone attive in scuole istituzionali (accademie e università) – così come in scuole temporanee (come scuole all’interno di festival, scuole indipendenti gestite da artisti) per favorire lo scambio di pratiche e strategie.
Nel contesto attuale in cui si assiste ad un’ascesa di ideologie nazionaliste e di una visione neoliberista dell’arte e della formazione artistica, è più che mai urgente che le organizzazioni artistiche si connettano a luoghi e pratiche che sanno favorire lo sviluppo di un pensiero critico. Il simposio intende esplorare il grande potenziale che risiede nell’incontro tra iniziative indipendenti ed esempi istituzionali di scuole che continuano a interrogarsi e a ripensarsi.
Che cosa può nascere dalla contaminazione dell’istituzionale con l’indipendente, del permanente con il temporaneo?

GRUPPO DI LAVORO
Silvia Bottiroli, PhD, DAS Theatre, Amsterdam
Frederik Le Roy, PhD, KASK, Ghent
Sodja Lotker, PhD, Prague Academy of the Arts

COME PARTECIPARE
La call è aperta a chiunque intenda condividere presentazioni, casi studio, pratiche di lavoro o proporre temi e formati per sessioni di lavoro in gruppo. La selezione sarà effettuata dal gruppo di lavoro in relazione alla drammaturgia complessiva del simposio. Per partecipare, inviare una biografia (max 300 parole) e una breve descrizione della proposta (max 300 parole) a Alyssa Dillard: contact.alyssadillard@gmail.com

SCADENZA PER LA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE
9 marzo 2020

TIMELINE
Notifica dell’esito delle selezioni 16 marzo 2020
Conferma della partecipazione 23 marzo 2020
Programma preliminare: aprile 2020

La partecipazione al simposio è gratuita. I partecipanti sono responsabili delle proprie spese di viaggio, vitto e alloggio.
L’evento sarà in lingua inglese.

PER INFORMAZIONI
Alyssa Dillard: contact.alyssadillard@gmail.com

con il sostegno di Santarcangelo Festival
KASK & Conservatorium, school of art of Ghent University College