1995
COTRONE: Non vuole neanche lei
che l’opera viva per se stessa -
come potrebbe soltanto qua.
ILSE: Vive in me, ma non basta!
Deve vivere in mezzo agli uomini!
I Giganti della Montagna
Queste due battute sono una polarizzazione che deve generare un figlio: Ilse, il Teatro, in mezzo agli uomini, ma col distacco di Cotrone.
Teatro in mezzo agli uomini, quindi anche teatro e carcere, teatro e handicap, teatro ed emarginazione, teatro ed ignoranza, teatro per tutti.
Oggi più che mai, come attore, sento l’esigenza di una grande apertura. Oggi più che mai, vorrei essere in scena per tutti ed in ogni luogo. Sono cosciente della follia di un simile pensiero, ma sono anche cosciente della sua forza, se lo consideriamo come una tensione, un tendere a...
Il teatro è qui e ora, e qui e ora bisogna che avvenga la partecipazione dell’altro polo, dell’altro attore, che per comodità chiamiamo spettatore, polo essenziale perché l’evento-teatro si realizzi; e bisogna che si realizzi qui e ora: il teatro non è un’arte per i posteri.
Ma l’evento-teatro di cui parlo, non è una rappresentazione del già noto o dell’ovvio: è un’arte autonoma, un’arte che si ignora. È pazzia credere che il teatro possa avere una potenza tale da abbattere il muro dell’ignoranza?
Io credo in questa potenza; e del resto, solo credendo in questa potenza è realistico pensare ad un teatro in mezzo agli uomini.
Ma come si raggiunge questa potenza? Come è possibile che un teatro, non di convenzione, viva in mezzo agli uomini? In quale rapporto oggi il teatro si pone nei confronti della collettività e delle istituzioni? Qual'è la relazione attore-spettatore?
E ancora: bastano le generosità, le buone intenzioni, l’impegno, l’urgenza di esprimersi, a rendere possibile un teatro in mezzo agli uomini? Oggi c’è virtualmente, e non solo virtualmente, molta richiesta di teatro, e ci sono anche moltissime proposte: la quantità delle proposte è di per sé ricchezza? Quanto c’e di confusione o di pura velleità?
Potrei continuare quasi all’infinito con domande analoghe, ma e più pratico definire Santarcangelo ’95 come il Festival che si interroga. Naturalmente ci sono anche certezze e risposte.
Crediamo fondamentale il ruolo del teatro-laboratorio per lo sviluppo di un nuovo teatro pubblico; per questo ci sarà ancora più spazio per seminari, laboratori, prove aperte.
Continua il confronto con la tradizione, e non é un caso che più di un’opera si ispiri al teatro greco, agli inizi del teatro in mezzo agli uomini: due seminari sullo stesso tema completeranno questa sezione.
Figura emblematica di una tradizione che, invece, si confronta con il presente,
quasi come un giuoco di specchi, sara Sanjukta Panigrahi con l’ensamble di musicisti. Sempre riferendosi ad una tradizione viva, da trasmettere e non disperdere, saranno presenti le guarattelle e la maestria di Bruno Leone.
Molta attenzione sarà rivolta alla danza ed alla musica, per uno scambio conoscitivo dei vari linguaggi dell’arte scenica, per una loro nuova contaminazione, ma anche per verificare un possibile coordinamento operativo e progettuale - contaminazione che é ancora un confronto con le origini, quando il teatro era un organismo complesso e compatto di parola suono movimento.
Ritorneranno anche opere ed artisti della passata edizione: opere che non tutti hanno potuto vedere, per il numero dei posti inadeguato alla grande affluenza di pubblico, oppure opere che hanno continuato a svilupparsi; artisti che ritornano con nuovi lavori: in modo che le edizioni di Santarcangelo siano tappe di viaggi e non semplici rassegne.
Anche quest’anno gli incontri sono numerosi: due saranno dedicati a teatro e collettività, come due, l’anno scorso, furono dedicati alla politica culturale. È rinata la voglia di parlare, di porre problemi; bisogna riuscire ad essere anche concreti: credo che continuare il lavoro per una rete di organismi teatrali sia urgente e necessario. Ma la certezza più confortante è la generosità ed il talento di un’area culturale che dagli anni Sessanta arriva fino ad oggi.
Diversi modi di concepire e praticare il teatro, diverse generazioni, che, con pochissimi mezzi, continuano ad essere il riferimento più importante per una riforma del sistema teatrale, da sollecitare con forza, perché non può essere ancora disattesa. Ed é a queste diverse generazioni che chiedo: come possiamo portare il Teatro in mezzo agli uomini?
LEO DE BERARDINIS
Artistic Direction
July 1 - 9, 1995
che l’opera viva per se stessa -
come potrebbe soltanto qua.
ILSE: Vive in me, ma non basta!
Deve vivere in mezzo agli uomini!
I Giganti della Montagna
Queste due battute sono una polarizzazione che deve generare un figlio: Ilse, il Teatro, in mezzo agli uomini, ma col distacco di Cotrone.
Teatro in mezzo agli uomini, quindi anche teatro e carcere, teatro e handicap, teatro ed emarginazione, teatro ed ignoranza, teatro per tutti.
Oggi più che mai, come attore, sento l’esigenza di una grande apertura. Oggi più che mai, vorrei essere in scena per tutti ed in ogni luogo. Sono cosciente della follia di un simile pensiero, ma sono anche cosciente della sua forza, se lo consideriamo come una tensione, un tendere a...
Il teatro è qui e ora, e qui e ora bisogna che avvenga la partecipazione dell’altro polo, dell’altro attore, che per comodità chiamiamo spettatore, polo essenziale perché l’evento-teatro si realizzi; e bisogna che si realizzi qui e ora: il teatro non è un’arte per i posteri.
Ma l’evento-teatro di cui parlo, non è una rappresentazione del già noto o dell’ovvio: è un’arte autonoma, un’arte che si ignora. È pazzia credere che il teatro possa avere una potenza tale da abbattere il muro dell’ignoranza?
Io credo in questa potenza; e del resto, solo credendo in questa potenza è realistico pensare ad un teatro in mezzo agli uomini.
Ma come si raggiunge questa potenza? Come è possibile che un teatro, non di convenzione, viva in mezzo agli uomini? In quale rapporto oggi il teatro si pone nei confronti della collettività e delle istituzioni? Qual'è la relazione attore-spettatore?
E ancora: bastano le generosità, le buone intenzioni, l’impegno, l’urgenza di esprimersi, a rendere possibile un teatro in mezzo agli uomini? Oggi c’è virtualmente, e non solo virtualmente, molta richiesta di teatro, e ci sono anche moltissime proposte: la quantità delle proposte è di per sé ricchezza? Quanto c’e di confusione o di pura velleità?
Potrei continuare quasi all’infinito con domande analoghe, ma e più pratico definire Santarcangelo ’95 come il Festival che si interroga. Naturalmente ci sono anche certezze e risposte.
Crediamo fondamentale il ruolo del teatro-laboratorio per lo sviluppo di un nuovo teatro pubblico; per questo ci sarà ancora più spazio per seminari, laboratori, prove aperte.
Continua il confronto con la tradizione, e non é un caso che più di un’opera si ispiri al teatro greco, agli inizi del teatro in mezzo agli uomini: due seminari sullo stesso tema completeranno questa sezione.
Figura emblematica di una tradizione che, invece, si confronta con il presente,
quasi come un giuoco di specchi, sara Sanjukta Panigrahi con l’ensamble di musicisti. Sempre riferendosi ad una tradizione viva, da trasmettere e non disperdere, saranno presenti le guarattelle e la maestria di Bruno Leone.
Molta attenzione sarà rivolta alla danza ed alla musica, per uno scambio conoscitivo dei vari linguaggi dell’arte scenica, per una loro nuova contaminazione, ma anche per verificare un possibile coordinamento operativo e progettuale - contaminazione che é ancora un confronto con le origini, quando il teatro era un organismo complesso e compatto di parola suono movimento.
Ritorneranno anche opere ed artisti della passata edizione: opere che non tutti hanno potuto vedere, per il numero dei posti inadeguato alla grande affluenza di pubblico, oppure opere che hanno continuato a svilupparsi; artisti che ritornano con nuovi lavori: in modo che le edizioni di Santarcangelo siano tappe di viaggi e non semplici rassegne.
Anche quest’anno gli incontri sono numerosi: due saranno dedicati a teatro e collettività, come due, l’anno scorso, furono dedicati alla politica culturale. È rinata la voglia di parlare, di porre problemi; bisogna riuscire ad essere anche concreti: credo che continuare il lavoro per una rete di organismi teatrali sia urgente e necessario. Ma la certezza più confortante è la generosità ed il talento di un’area culturale che dagli anni Sessanta arriva fino ad oggi.
Diversi modi di concepire e praticare il teatro, diverse generazioni, che, con pochissimi mezzi, continuano ad essere il riferimento più importante per una riforma del sistema teatrale, da sollecitare con forza, perché non può essere ancora disattesa. Ed é a queste diverse generazioni che chiedo: come possiamo portare il Teatro in mezzo agli uomini?
LEO DE BERARDINIS
Artistic Direction
July 1 - 9, 1995