1983
LE VIE CHE HANNO UN CUORE
9 - 16 luglio
direzione artistica FERRUCCIO MERISI
Contro la moda prepotente del prodotti grandi e sicuri (nei nomi e nei risultati), lontano dalla sedicente ricerca di spettacolarità tecnologiche, costose e sostanzialmente consolatorie, Santarcangelo continua a praticare la scelta della differenza dei modi di produzione.
Differenti da uno schema culturale che non ci si sente di riaccettare solo perché sono falliti molti tentativi di costruire alternative di una certa validità.
Non arrendersi significa da una parte continuare a seguire con occhio interessato ma anche disilluso gli sviluppi e le crisi, i voli e i cul-de-sac della pratica teatrale dei gruppi che ha dato vita al fenomeno Santarcangelo. Da un‘altra parte significa anche evolversi e comprendere appieno che tale differenza non si lega di per sé ad alcuna tecnica o poetica, né crea una o più tendenze dello specifico teatrale.
Piuttosto che di gruppi occorre dunque parlare di modi di produzione differenti e allargare costantemente il campo di osservazione quanto a varietà degli stili e delle poetiche; in esso tentare e verificare delle consonanze su valori politici ed etici.
Le vie che hanno un cuore specifica questa direzione culturale e ne è un primo passo, degno senz'altro di ulteriori e più ricchi approfondimenti. Un passo che diventa per gli artisti ospiti una proposta di lavoro, secondo tre Vie immaginarie e arbitrarie (attore, poesia, situazione); il cuore viene tradotto sul piano concreto in altrettante case, luoghi fisici di incontro; le Vie poi diventano, su un altro piano, dei percorsi urbani in cui, forse per semplice giustapposizione, gli artisti possono provarsi a collaborare al di fuori dei loro spazi specifici.
Sarebbe idealistico aspettarsi da questo meccanismo delle indicazioni sul piano dei risultati. Le indicazioni che ci auguriamo, perché sono molto piu vitali per il teatro.
possono venire nell'esercizio concreto e vicinale delle differenze, sul piano del rapporto con il pubblico.
O, meglio, dalla coscienza dei vari segni di tale rapporto, in un Festival in cui lo scambio tra le esperienze non avviene più al livello pretenzioso e castrante delle tecniche, bensì al livello delle intensità della presenza.
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9 - 16 luglio
direzione artistica FERRUCCIO MERISI
Contro la moda prepotente del prodotti grandi e sicuri (nei nomi e nei risultati), lontano dalla sedicente ricerca di spettacolarità tecnologiche, costose e sostanzialmente consolatorie, Santarcangelo continua a praticare la scelta della differenza dei modi di produzione.
Differenti da uno schema culturale che non ci si sente di riaccettare solo perché sono falliti molti tentativi di costruire alternative di una certa validità.
Non arrendersi significa da una parte continuare a seguire con occhio interessato ma anche disilluso gli sviluppi e le crisi, i voli e i cul-de-sac della pratica teatrale dei gruppi che ha dato vita al fenomeno Santarcangelo. Da un‘altra parte significa anche evolversi e comprendere appieno che tale differenza non si lega di per sé ad alcuna tecnica o poetica, né crea una o più tendenze dello specifico teatrale.
Piuttosto che di gruppi occorre dunque parlare di modi di produzione differenti e allargare costantemente il campo di osservazione quanto a varietà degli stili e delle poetiche; in esso tentare e verificare delle consonanze su valori politici ed etici.
Le vie che hanno un cuore specifica questa direzione culturale e ne è un primo passo, degno senz'altro di ulteriori e più ricchi approfondimenti. Un passo che diventa per gli artisti ospiti una proposta di lavoro, secondo tre Vie immaginarie e arbitrarie (attore, poesia, situazione); il cuore viene tradotto sul piano concreto in altrettante case, luoghi fisici di incontro; le Vie poi diventano, su un altro piano, dei percorsi urbani in cui, forse per semplice giustapposizione, gli artisti possono provarsi a collaborare al di fuori dei loro spazi specifici.
Sarebbe idealistico aspettarsi da questo meccanismo delle indicazioni sul piano dei risultati. Le indicazioni che ci auguriamo, perché sono molto piu vitali per il teatro.
possono venire nell'esercizio concreto e vicinale delle differenze, sul piano del rapporto con il pubblico.
O, meglio, dalla coscienza dei vari segni di tale rapporto, in un Festival in cui lo scambio tra le esperienze non avviene più al livello pretenzioso e castrante delle tecniche, bensì al livello delle intensità della presenza.
Ferruccio Merisi
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