2014
BECOMING TIGER, BECOMING CLOUD
Un festival ha diverse dimensioni, un festival di teatro più degli altri.
È innanzitutto una comunità temporanea, una temporanea abitazione della città, e proprio sull’atto dell’abitare insistono diversi progetti di Santarcangelo 14, a partire dalla piazza, quest’anno dedicata non all’ospitalità degli spettacoli ma all’accoglienza di cittadini, artisti e spettatori riacquistando la sua dimensione sociale. Vi campeggeranno le strutture di Maël Veisse, giovane architetto di abitazioni provvisorie e arredi per lo spazio pubblico, e vi prenderà forma l’installazione "Cumulus" progettata dall’artista israeliano Yuval Rimon con gli studenti della Nomadic School che il festival cura insieme alla School of Visual Theatre di Gerusalemme. Vi sarà uno spazio per gli incontri, e il Centro Festival, luogo di ristoro aperto a tutti, il Punto Info e la biglietteria, e anche una libreria e una ciclofficina, a testimonianza di come il festival parta dal teatro per fare una proposta sulle forme di vita nella città, su come vogliamo immaginarci il nostro vivere insieme.
Accanto alla piazza, lo Sferisterio, altro grande spazio all’aperto di Santarcangelo, quest’anno dedicato all’appuntamento quotidiano e gratuito con il teatro, con un programma aperto da una delle produzioni internazionali, la "Lecture for Every One (Conferenza per ciascuno)" di Sarah Vanhee, un vero e proprio invito, radicale e delicato, a pensare in mode nuovo il nostro vivere insieme, a immaginarci capaci di cambiamento e di generosità, a entrare nelle dieci giornate di festival con domande grandi e desiderio di trasformazione, incontro, felicità collettiva.
Sono moltissimi gli spazi che il festival abita, da tradizione: le grotte e il teatro, il cinema e la scuola, la biblioteca, e anche alcuni spazi privati che vengono messi a disposizione, a partire dalla Saigi nel centro della citta e dall’Hangar Bornaccino nella zona artigianale: luoghi residuali, l’uno ancora intriso della sua storia di magazzino del consorzio agrario, l’altro nuovissimo e intatto, potente nella sua dimensione e vuotezza. Grandi compagnie italiane e internazionali - da Claudio Morganti ai giovanissimi cileni di La Re-sentida, da Motus a MK attraverso tanta altra danza, riunita nel progetto della Piattaforma della Danza Balinese - lavoreranno in questi spazi. Risignificandoli, facendoli esplodere nel rapporto con la città, mettendo in movimento il loro presente sospeso di territori di pura potenzialità, non più qualcosa e non ancora qualcos’altro. A ricordarci che é cosi che la creazione artistica opera sull’esistente: svelando quel che non si vede, operando trasformazioni sottili e profonde, rivelando.
Altri due luoghi centrali di S14 sono invece dei campi: Mutonia, parco di arte pubblica e accampamento di artisti traveller, e il Parco Cappuccini, luogo liminale tra città e campagna, urbanizzazione e selvatichezza. Su entrambi lavora un artista, Leonardo Delogu, con due collaborazioni importanti, il paesaggista francese Gilles Clément e il collettivo di architetti argentini CoLoCo, a inaugurare un percorso - già nutrito nei mesi primaverili da una serie di incontri con la città - di riflessione sulla ricchezza del “giardino planetario” e di progettazione partecipata. E uno sguardo a lunga gettata, che contraddice la temporalità effimera e rapida del festival e fonda, insieme al programma di Anno Solare, un altro tempo. Ed è un modo di guardare al paesaggio che non prescinde (come potrebbe?) da una prospettiva umana, ma ne contempla il valore di diversità intrinseco alla coabitazione con altre specie, altre prospettive, come fa anche il "Reindeer Safari (Safari delle renne)" del finlandese Esa Kirkkopelto, uno dei progetti più indefinibili del festival, sospeso com’è tra conferenza e percorso esperienziale, camminata pubblica e atto filosofico di rifondazione di un mondo.
Molti di questi percorsi hanno preso forma in relazione a due progetti europei, SharedSpace: Music Weather Politics e Create to Connect, che vedono Santarcangelo lavorare al fianco di grandi istituzioni culturali di capitali europee, per una progettazione comune attorno a due questioni centrali delle arti contemporanee oggi: l’intervento sullo spazio - fisico e metaforico - come territorio condiviso, e la creazione di relazioni sociali e di legami tra artisti e cittadini. È una direzione di lavoro che il festival persegue da tempo, e che trova ora una più ampia articolazione, nelle opere degli artisti, nei processi creativi prima e durante il festival, negli sviluppi futuri che si preannunciano.
SILVIA BOTTIROLI
Direzione Artistica Santarcangelo Festival
RODOLFO SACCHETTINI
Co-direzione artistica
11 - 20 luglio 2014
Un festival ha diverse dimensioni, un festival di teatro più degli altri.
È innanzitutto una comunità temporanea, una temporanea abitazione della città, e proprio sull’atto dell’abitare insistono diversi progetti di Santarcangelo 14, a partire dalla piazza, quest’anno dedicata non all’ospitalità degli spettacoli ma all’accoglienza di cittadini, artisti e spettatori riacquistando la sua dimensione sociale. Vi campeggeranno le strutture di Maël Veisse, giovane architetto di abitazioni provvisorie e arredi per lo spazio pubblico, e vi prenderà forma l’installazione "Cumulus" progettata dall’artista israeliano Yuval Rimon con gli studenti della Nomadic School che il festival cura insieme alla School of Visual Theatre di Gerusalemme. Vi sarà uno spazio per gli incontri, e il Centro Festival, luogo di ristoro aperto a tutti, il Punto Info e la biglietteria, e anche una libreria e una ciclofficina, a testimonianza di come il festival parta dal teatro per fare una proposta sulle forme di vita nella città, su come vogliamo immaginarci il nostro vivere insieme.
Accanto alla piazza, lo Sferisterio, altro grande spazio all’aperto di Santarcangelo, quest’anno dedicato all’appuntamento quotidiano e gratuito con il teatro, con un programma aperto da una delle produzioni internazionali, la "Lecture for Every One (Conferenza per ciascuno)" di Sarah Vanhee, un vero e proprio invito, radicale e delicato, a pensare in mode nuovo il nostro vivere insieme, a immaginarci capaci di cambiamento e di generosità, a entrare nelle dieci giornate di festival con domande grandi e desiderio di trasformazione, incontro, felicità collettiva.
Sono moltissimi gli spazi che il festival abita, da tradizione: le grotte e il teatro, il cinema e la scuola, la biblioteca, e anche alcuni spazi privati che vengono messi a disposizione, a partire dalla Saigi nel centro della citta e dall’Hangar Bornaccino nella zona artigianale: luoghi residuali, l’uno ancora intriso della sua storia di magazzino del consorzio agrario, l’altro nuovissimo e intatto, potente nella sua dimensione e vuotezza. Grandi compagnie italiane e internazionali - da Claudio Morganti ai giovanissimi cileni di La Re-sentida, da Motus a MK attraverso tanta altra danza, riunita nel progetto della Piattaforma della Danza Balinese - lavoreranno in questi spazi. Risignificandoli, facendoli esplodere nel rapporto con la città, mettendo in movimento il loro presente sospeso di territori di pura potenzialità, non più qualcosa e non ancora qualcos’altro. A ricordarci che é cosi che la creazione artistica opera sull’esistente: svelando quel che non si vede, operando trasformazioni sottili e profonde, rivelando.
Altri due luoghi centrali di S14 sono invece dei campi: Mutonia, parco di arte pubblica e accampamento di artisti traveller, e il Parco Cappuccini, luogo liminale tra città e campagna, urbanizzazione e selvatichezza. Su entrambi lavora un artista, Leonardo Delogu, con due collaborazioni importanti, il paesaggista francese Gilles Clément e il collettivo di architetti argentini CoLoCo, a inaugurare un percorso - già nutrito nei mesi primaverili da una serie di incontri con la città - di riflessione sulla ricchezza del “giardino planetario” e di progettazione partecipata. E uno sguardo a lunga gettata, che contraddice la temporalità effimera e rapida del festival e fonda, insieme al programma di Anno Solare, un altro tempo. Ed è un modo di guardare al paesaggio che non prescinde (come potrebbe?) da una prospettiva umana, ma ne contempla il valore di diversità intrinseco alla coabitazione con altre specie, altre prospettive, come fa anche il "Reindeer Safari (Safari delle renne)" del finlandese Esa Kirkkopelto, uno dei progetti più indefinibili del festival, sospeso com’è tra conferenza e percorso esperienziale, camminata pubblica e atto filosofico di rifondazione di un mondo.
Molti di questi percorsi hanno preso forma in relazione a due progetti europei, SharedSpace: Music Weather Politics e Create to Connect, che vedono Santarcangelo lavorare al fianco di grandi istituzioni culturali di capitali europee, per una progettazione comune attorno a due questioni centrali delle arti contemporanee oggi: l’intervento sullo spazio - fisico e metaforico - come territorio condiviso, e la creazione di relazioni sociali e di legami tra artisti e cittadini. È una direzione di lavoro che il festival persegue da tempo, e che trova ora una più ampia articolazione, nelle opere degli artisti, nei processi creativi prima e durante il festival, negli sviluppi futuri che si preannunciano.
SILVIA BOTTIROLI
Direzione Artistica Santarcangelo Festival
RODOLFO SACCHETTINI
Co-direzione artistica
11 - 20 luglio 2014