2009
Santarcangelo 39
Non so se possa definirsi esperienza comune, ma quando un suono mi commuove, io vedo. In realtà nulla cambia nello spazio intorno a me, se non la forma dei pensieri; a volte si origina una storia che si spegne quasi subito, altre volte si apre un piccolo squarcio e il mondo torna a essere visibile, solo filtrato da una specie di amnesia. Tutto accade all’improvviso e per poco tempo, come quando comincia e poi cessa il canto di un uccello, subito riassorbito dalle foglie più alte da cui proveniva. Nulla è più vicino, nulla è più chiaro, ma lo spazio rimasto immutato subisce un movimento che la memoria può custodire. Sì. Erano le foglie a cantare.
Mi riferisco all’azione concreta, alla completa presenza, senza prima né dopo, dell’esperienza estetica, non al contemplare ascetico. Vedere un suono. Vedere contro credere. Per alcuni di noi il suono, come una macchina che esce dallo spirito, può concepire e manifestare la forza di uno spazio, può renderlo possibile, visibile; come succede in teatro con la prima luce che appare sul palco, capace di creare un luogo gravido di promessa.
Santarcangelo 39 parte da qui, da questa angolazione percettiva che la musica ci presta, e il teatro è la camera dove avvengono le metamorfosi causate dallo scambio tra sentire e vedere. Proprio qui, nella prima città italiana che, pur non avendo un solo edificio teatrale, ha creato un festival di teatro trentanove anni fa, gli Artisti sono stati invitati a occupare i suoi giardini, le sue case e i suoi recessi; nella dilatazione e nella curvatura della loro visione non si creano spazi nuovi, ma si vede quello che c’era già, con occhi nuovi. Per questa ragione occuperemo Santarcangelo, e per vederla immensa dovremo camminare e spostarci lungo i percorsi tracciati dal disegno delle opere che prenderanno corpo solo qui; infatti fino al giorno in cui verranno alla luce, le opere resteranno sconosciute, custodite nel nascondimento dell’immaginazione dell’artista. Cammineremo così tra gli spazi utilizzando la sensazione immediata delle forze perdute, la stanchezza, come forma di conoscenza che piega gli arti e curva la traiettoria seguendo lo stato gassoso della musica nella sua produzione continua di spazio. A viva forza questo festival affronta il tema del fallimento che deriva proprio da questa evanescenza della musica che si promana per eclissi. Si potrebbe dire che non c’è niente fino a ora. La forza di questo festival – se ce l’ha – sarà la musica, che si arrende alla forma impressa da ogni cenno creativo di colui che l’ascolta, come la cavità d’aria che avvolge l’attore sulla scena.
Ecco, alla fine volevo dire solo questo: l’artista sei tu, spettatore. E forse anche questo: artista, tu sei cittadino.
CHIARA GUIDI
Direzione Artistica
con la collaborazione di
MASSIMO SIMONINI, SILVIA BOTTIROLI
3 - 12 luglio 2009
Santarcangelo 2009-2011 vede alla direzione del festival tre artisti dalle poetiche molto diverse e apparentemente inconciliabili. La nostra scommessa sta proprio qui: nel riunirci in un nucleo allargato, dove la vocazione visionaria, quella teorica e quella organizzativa si fondano in un unico corpo, e nel coniugare la radicalità delle singole visioni con la condivisione di un orizzonte in cui possa collocarsi la ricchezza di questo festival, luogo di pratiche teatrali di erenti e di sperimentazione corpo a corpo con la società.
Pensiamo a un festival che non si tiri indietro davanti alla sfida di incrociare il presente, consapevoli che tale sfida possa avvenire solo sotto stili e linguaggi di differenti; e se la terna dei direttori può far pensare a una staffetta siamo qui a sottolineare l’andamento unitario del nostro triennio, centrato su alcuni punti comuni sui quali lavoreremo insieme fino al 2011:
1. L’ideazione di un coordinamento critico-organizzativo triennale composto da Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci.
2. L’avvio di un sistema di residenze da svolgersi nello spazio tra i festival, per dare occasione ai gruppi che lo vorranno di confrontarsi con noi e col coordinamento, nel vivo della pratica scenica, e per porre come centrale la questione della trasmissione del sapere scenico.
3. Il ritorno alla piazza, guardando alla tradizione di questi trentanove anni di festival, ai cittadini.
4. La scelta di una grafica comune per l’intero triennio, ad opera di un disegnatore che lavora a stretto contatto con la direzione artistica.
5. Lo slancio verso la costruzione di un teatro a Santarcangelo, pensata attraverso un recupero architettonico, antico desiderio mai realizzato.
6. La creazione di un’ospitalità a basso costo, perché si possa partecipare al festival con facilità.
7. La condivisione delle relazioni nazionali e internazionali delle nostre compagnie a favore del festival.
Ogni annualità avrà quindi il suo “colore” specifico, dato dal direttore che si incaricherà del disegno: ma come nella costruzione di un polittico a più ante, l’“opera” nascerà dal concorso di sguardi diversi e di un unico fare.
Chiara Guidi / Societas Raffaello Sanzio 2009
Enrico Casagrande / Motus 2010
Ermanna Montanari / Teatro delle Albe 2011
Non so se possa definirsi esperienza comune, ma quando un suono mi commuove, io vedo. In realtà nulla cambia nello spazio intorno a me, se non la forma dei pensieri; a volte si origina una storia che si spegne quasi subito, altre volte si apre un piccolo squarcio e il mondo torna a essere visibile, solo filtrato da una specie di amnesia. Tutto accade all’improvviso e per poco tempo, come quando comincia e poi cessa il canto di un uccello, subito riassorbito dalle foglie più alte da cui proveniva. Nulla è più vicino, nulla è più chiaro, ma lo spazio rimasto immutato subisce un movimento che la memoria può custodire. Sì. Erano le foglie a cantare.
Mi riferisco all’azione concreta, alla completa presenza, senza prima né dopo, dell’esperienza estetica, non al contemplare ascetico. Vedere un suono. Vedere contro credere. Per alcuni di noi il suono, come una macchina che esce dallo spirito, può concepire e manifestare la forza di uno spazio, può renderlo possibile, visibile; come succede in teatro con la prima luce che appare sul palco, capace di creare un luogo gravido di promessa.
Santarcangelo 39 parte da qui, da questa angolazione percettiva che la musica ci presta, e il teatro è la camera dove avvengono le metamorfosi causate dallo scambio tra sentire e vedere. Proprio qui, nella prima città italiana che, pur non avendo un solo edificio teatrale, ha creato un festival di teatro trentanove anni fa, gli Artisti sono stati invitati a occupare i suoi giardini, le sue case e i suoi recessi; nella dilatazione e nella curvatura della loro visione non si creano spazi nuovi, ma si vede quello che c’era già, con occhi nuovi. Per questa ragione occuperemo Santarcangelo, e per vederla immensa dovremo camminare e spostarci lungo i percorsi tracciati dal disegno delle opere che prenderanno corpo solo qui; infatti fino al giorno in cui verranno alla luce, le opere resteranno sconosciute, custodite nel nascondimento dell’immaginazione dell’artista. Cammineremo così tra gli spazi utilizzando la sensazione immediata delle forze perdute, la stanchezza, come forma di conoscenza che piega gli arti e curva la traiettoria seguendo lo stato gassoso della musica nella sua produzione continua di spazio. A viva forza questo festival affronta il tema del fallimento che deriva proprio da questa evanescenza della musica che si promana per eclissi. Si potrebbe dire che non c’è niente fino a ora. La forza di questo festival – se ce l’ha – sarà la musica, che si arrende alla forma impressa da ogni cenno creativo di colui che l’ascolta, come la cavità d’aria che avvolge l’attore sulla scena.
Ecco, alla fine volevo dire solo questo: l’artista sei tu, spettatore. E forse anche questo: artista, tu sei cittadino.
CHIARA GUIDI
Direzione Artistica
con la collaborazione di
MASSIMO SIMONINI, SILVIA BOTTIROLI
3 - 12 luglio 2009
Santarcangelo 2009-2011 vede alla direzione del festival tre artisti dalle poetiche molto diverse e apparentemente inconciliabili. La nostra scommessa sta proprio qui: nel riunirci in un nucleo allargato, dove la vocazione visionaria, quella teorica e quella organizzativa si fondano in un unico corpo, e nel coniugare la radicalità delle singole visioni con la condivisione di un orizzonte in cui possa collocarsi la ricchezza di questo festival, luogo di pratiche teatrali di erenti e di sperimentazione corpo a corpo con la società.
Pensiamo a un festival che non si tiri indietro davanti alla sfida di incrociare il presente, consapevoli che tale sfida possa avvenire solo sotto stili e linguaggi di differenti; e se la terna dei direttori può far pensare a una staffetta siamo qui a sottolineare l’andamento unitario del nostro triennio, centrato su alcuni punti comuni sui quali lavoreremo insieme fino al 2011:
1. L’ideazione di un coordinamento critico-organizzativo triennale composto da Silvia Bottiroli, Rodolfo Sacchettini e Cristina Ventrucci.
2. L’avvio di un sistema di residenze da svolgersi nello spazio tra i festival, per dare occasione ai gruppi che lo vorranno di confrontarsi con noi e col coordinamento, nel vivo della pratica scenica, e per porre come centrale la questione della trasmissione del sapere scenico.
3. Il ritorno alla piazza, guardando alla tradizione di questi trentanove anni di festival, ai cittadini.
4. La scelta di una grafica comune per l’intero triennio, ad opera di un disegnatore che lavora a stretto contatto con la direzione artistica.
5. Lo slancio verso la costruzione di un teatro a Santarcangelo, pensata attraverso un recupero architettonico, antico desiderio mai realizzato.
6. La creazione di un’ospitalità a basso costo, perché si possa partecipare al festival con facilità.
7. La condivisione delle relazioni nazionali e internazionali delle nostre compagnie a favore del festival.
Ogni annualità avrà quindi il suo “colore” specifico, dato dal direttore che si incaricherà del disegno: ma come nella costruzione di un polittico a più ante, l’“opera” nascerà dal concorso di sguardi diversi e di un unico fare.
Chiara Guidi / Societas Raffaello Sanzio 2009
Enrico Casagrande / Motus 2010
Ermanna Montanari / Teatro delle Albe 2011