1989
SANTARCANGELO DEI TEATRI D'EUROPA
IL LABORATORIO DELLE PERCEZIONI
CENTRO DI CULTURA TEATRALE
RIVEDERE L'ORIZZONTE
23 - 30 luglio
direzione artistica ANTONIO ATTISANI, GIORGIO SEBASTIANO BRIZIO, DANIELE BROLLI
Ecco, vorrei evitare l'enfasi di circostanza.
Questo e il festival migliore del mondo. Vi si presentano opere e artisti in cui crediamo, ma ciò non significa che non amiamo anche qualche assente. Siamo stati offesi da un’informazione distorta e pregiudiziale, ma resta l’entusiasmo per accogliere ogni spettatore che voglia verificare sul campo ciò che Santarcangelo ha da dire. Le risorse finanziarie sono modestissime, soprattutto se paragonate a quelle delle manifestazioni simili alla nostra, ma ciò non toglie che ci sentiamo ricchi, ovvero che sappiamo di poter contribuire allo sviluppo della ricerca teatrale. Perciò, a nome della direzione artistica e di tutti i collaboratori di questo festival 1989, porgo il più sincero benvenuto a chi legge, a chi ci raggiunge in questa verifica - celebrazione del lavoro teatrale.
Questa e una strana edizione del festival, perché Santarcangelo sta cambiando, vuole essere un Centro di Cultura Teatrale, ovvero un teatro pubblico che lavora assieme alle compagnie e agli artisti indipendenti, e che investe gran parte delle sue energie nella diffusione del teatro. Strana anche perché deve presentare una nuova filosofia rispettando al tempo stesso alcune condizioni, per esempio la quantità di spettatori che normalmente giungono a Santarcangelo.
Filosofia, insomma. Diciamo metodo. Vorremmo affermare che la ricerca non è una specialità da giovincelli né una categoria di sovvenzioni, ma un lavoro che coinvolge artisti di generazioni e orientamenti diversi, non uniti ma semmai vicini nel tentativo di riposizionare il teatro nell’universo dei media e di aggiornare il suo statuto linguistico affinché sia in grado di dialogare con il mondo di oggi. Si parla di nuovo impegno, noi preferiamo pensare, più semplicemente, a un teatro necessario per chi lo fa e chi lo fruisce.
Il metodo ci ha suggerito una prima griglia di nomi. Esaminando le opere, emerge un dato di straordinario interesse: gli artisti di estrazione più diversa stanno lavorando a una nuova lingua della scena, una «ultra lingua», non un banale esperanto ma qualcosa di più profondo. In questo momento la ricerca vede dipartirsi strade in direzioni molto diverse: chi si confronta con i dialetti (senza nostalgia o “recupero”, se non altro perché sono davvero perduti), chi fa drammaturgia con la musica (niente a che vedere con le colonne sonore del vecchio post-modern), chi scava e incarna la parola (senza tornare da “pentito” al teatro paraletterario), ecc. E tutto ciò in Italia si manifesta con figure originali di attori-autori, che riprendono, magari senza saperlo - e questo sarebbe un dato su cui lavorare - la tradizione che è stata di Petrolini, di Viviani, di Eduardo e che é ancora vivissima in Cecchi, De Berardinis, Bene, vivissima anche perché non formalizzata e chiusa. Il programma di questi otto giorni consente diversi itinerari di lettura, ma chi volesse saperne di più sugli spettacoli presentati e sui programmi futuri di Santarcangelo può rivolgersi al fascicolo che abbiamo preparato.
Qui voglio solo ricordare, per concludere questo benvenuto, che rivedere l’orizzonte non è dato a tutti: dipende molto dalle scelte che ognuno fa e un po’ dalla fortuna. A Santarcangelo, oggi, dal 23 al 30 luglio 1989 i percorsi nel labirinto teatrale possono essere i più diversi. Il programma evidenzia quali spettacoli sono in “prima” assoluta o per l’Italia: ecco una traccia per l’addetto ai lavori o per lo spettatore che cura l’aggiornamento.
Le sezioni evidenziano altri criteri possibili di lettura: Classica segnala una scena al femminile (in una cornice condivisa dalle stesse artiste); Solidarietà non raggruppa i “giovani emergenti” ma artisti di diverse generazioni che riteniamo di proporre all’attenzione di un vasto pubblico.
Ma la musica, per esempio, traccia un sentiero fitto di appuntamenti, così come la ricerca sulla voce, oppure “l’esotico”, gli artisti provenienti da culture diverse dalla nostra. Si possono tracciare percorsi anche con criteri più sfumati o personali. Se pensiamo a follia e arte, per esempio, l‘appuntamento non è soltanto con Fabbris ma persino con Daniele Luttazzi, comico laureato in chirurgia con una tesi su Psicopatologia e umorismo. O con Sarzi Amade e il suo Nijinsky, ecc. O, ancora, si potrebbero cercare quegli spettacoli che dicono qualcosa sugli sviluppi della lingua italiana e le sue versioni sceniche. Ma tutto il festival si svolge nel segno della compagnia e dell’attore, ovvero del lavoro teatrale autogestito e responsabile, il solo che può far ritrovare la contemporaneità del teatro.
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IL LABORATORIO DELLE PERCEZIONI
CENTRO DI CULTURA TEATRALE
RIVEDERE L'ORIZZONTE
23 - 30 luglio
direzione artistica ANTONIO ATTISANI, GIORGIO SEBASTIANO BRIZIO, DANIELE BROLLI
Ecco, vorrei evitare l'enfasi di circostanza.
Questo e il festival migliore del mondo. Vi si presentano opere e artisti in cui crediamo, ma ciò non significa che non amiamo anche qualche assente. Siamo stati offesi da un’informazione distorta e pregiudiziale, ma resta l’entusiasmo per accogliere ogni spettatore che voglia verificare sul campo ciò che Santarcangelo ha da dire. Le risorse finanziarie sono modestissime, soprattutto se paragonate a quelle delle manifestazioni simili alla nostra, ma ciò non toglie che ci sentiamo ricchi, ovvero che sappiamo di poter contribuire allo sviluppo della ricerca teatrale. Perciò, a nome della direzione artistica e di tutti i collaboratori di questo festival 1989, porgo il più sincero benvenuto a chi legge, a chi ci raggiunge in questa verifica - celebrazione del lavoro teatrale.
Questa e una strana edizione del festival, perché Santarcangelo sta cambiando, vuole essere un Centro di Cultura Teatrale, ovvero un teatro pubblico che lavora assieme alle compagnie e agli artisti indipendenti, e che investe gran parte delle sue energie nella diffusione del teatro. Strana anche perché deve presentare una nuova filosofia rispettando al tempo stesso alcune condizioni, per esempio la quantità di spettatori che normalmente giungono a Santarcangelo.
Filosofia, insomma. Diciamo metodo. Vorremmo affermare che la ricerca non è una specialità da giovincelli né una categoria di sovvenzioni, ma un lavoro che coinvolge artisti di generazioni e orientamenti diversi, non uniti ma semmai vicini nel tentativo di riposizionare il teatro nell’universo dei media e di aggiornare il suo statuto linguistico affinché sia in grado di dialogare con il mondo di oggi. Si parla di nuovo impegno, noi preferiamo pensare, più semplicemente, a un teatro necessario per chi lo fa e chi lo fruisce.
Il metodo ci ha suggerito una prima griglia di nomi. Esaminando le opere, emerge un dato di straordinario interesse: gli artisti di estrazione più diversa stanno lavorando a una nuova lingua della scena, una «ultra lingua», non un banale esperanto ma qualcosa di più profondo. In questo momento la ricerca vede dipartirsi strade in direzioni molto diverse: chi si confronta con i dialetti (senza nostalgia o “recupero”, se non altro perché sono davvero perduti), chi fa drammaturgia con la musica (niente a che vedere con le colonne sonore del vecchio post-modern), chi scava e incarna la parola (senza tornare da “pentito” al teatro paraletterario), ecc. E tutto ciò in Italia si manifesta con figure originali di attori-autori, che riprendono, magari senza saperlo - e questo sarebbe un dato su cui lavorare - la tradizione che è stata di Petrolini, di Viviani, di Eduardo e che é ancora vivissima in Cecchi, De Berardinis, Bene, vivissima anche perché non formalizzata e chiusa. Il programma di questi otto giorni consente diversi itinerari di lettura, ma chi volesse saperne di più sugli spettacoli presentati e sui programmi futuri di Santarcangelo può rivolgersi al fascicolo che abbiamo preparato.
Qui voglio solo ricordare, per concludere questo benvenuto, che rivedere l’orizzonte non è dato a tutti: dipende molto dalle scelte che ognuno fa e un po’ dalla fortuna. A Santarcangelo, oggi, dal 23 al 30 luglio 1989 i percorsi nel labirinto teatrale possono essere i più diversi. Il programma evidenzia quali spettacoli sono in “prima” assoluta o per l’Italia: ecco una traccia per l’addetto ai lavori o per lo spettatore che cura l’aggiornamento.
Le sezioni evidenziano altri criteri possibili di lettura: Classica segnala una scena al femminile (in una cornice condivisa dalle stesse artiste); Solidarietà non raggruppa i “giovani emergenti” ma artisti di diverse generazioni che riteniamo di proporre all’attenzione di un vasto pubblico.
Ma la musica, per esempio, traccia un sentiero fitto di appuntamenti, così come la ricerca sulla voce, oppure “l’esotico”, gli artisti provenienti da culture diverse dalla nostra. Si possono tracciare percorsi anche con criteri più sfumati o personali. Se pensiamo a follia e arte, per esempio, l‘appuntamento non è soltanto con Fabbris ma persino con Daniele Luttazzi, comico laureato in chirurgia con una tesi su Psicopatologia e umorismo. O con Sarzi Amade e il suo Nijinsky, ecc. O, ancora, si potrebbero cercare quegli spettacoli che dicono qualcosa sugli sviluppi della lingua italiana e le sue versioni sceniche. Ma tutto il festival si svolge nel segno della compagnia e dell’attore, ovvero del lavoro teatrale autogestito e responsabile, il solo che può far ritrovare la contemporaneità del teatro.
Antonio Attisani
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