1979
I VILLAGGI DEL TEATRO
18 - 29 luglio
direzione artistica ROBERTO BACCI
Un festival, al contrario di ciò che pensano in molti, non si trova in natura.
Questo vuol dire che ogni volta va progettato, costruito, reso vivo. Se diventa la copia di altri, anche di quello che l'ha preceduto, ciò significa che nasce già cadavere. I villaggi del teatro sono i luoghi dove chi è in marcia si ferma, per poi ripartire. Sono gli spazi comuni che a fatica si riescono a creare quando si é costretti incessantemente a muoversi in un mercato sempre più affollato, o peggio, sclerotizzato da organismi pubblici che non sempre riescono a scegliere per il futuro.
Per fondere un villaggio occorrono gruppi simili con i quali si possa collaborare, parlare la stessa lingua, riconoscersi in un lavoro comune. Ed è per questo che si e voluto che la scelta dei gruppi fosse fatta dai tre fondatori di ciascun villaggio: Comediants-Santarcangelo, Akademia Ruchu-Verucchio, Potlach-Coriano.
Occorre rinunciare alla nozione di prodotto da consumare per creare nuove strade allo sviluppo di una cultura teatrale attiva e, anche se un Festival non può essere un punto di arrivo di questo processo, per chi vada a scavare sotto le ceneri ancora calde del Festival '78 si accorgerà come dei vecchi ed intoccabili vasi di Cultura Teatrale siano stati finalmente rotti e come qualcosa si sia messo in movimento.
Naturalmente la professionalità resta l'elemento di confronto fondamentale, ma una volta garantita questa chi può impedire a chi lavora in teatro la ricerca di nuove strade o il discostarsi da quelle programmazioni regionali che, seppur dotate di una necessaria logica globale, rischiano sempre di impedire l'inserimento e lo sviluppo di autonomi momenti di ricerca?
Se non si usano i Festival per rischiare qualcosa di nuovo, per porsi domande fondamentali sull’incontro di tante culture e di tanti gruppi teatrali, che cosa ci resta?
Forse un prestigioso programma di spettacoli che chiunque può inanellare l'uno all’altro per poi offrirli a dosi di uno o due dopo i pasti, e poi?
Se i gruppi ed anche gli spettatoti parlano ancora di un Festival passato non é perché hanno visto uno spettacolo buono, bensì perché hanno partecipato ad una esperienza in cui sentivano viva ogni giorno la ricerca di qualcosa prima sconosciuto.
I “Villaggi del Teatro" continuano questo rischio: quello del confronto tra elementi precisi e diversi (catalani, polacchi, italiani), quello dell’abbandono fisico del Festival per compiere la scelta di essere nomadi in viaggio alla ricerca, in piccoli villaggi sull'Appennino Emiliano, di nuove possibilità per la cultura del teatro e forse anche degli stessi Festival (Osrodek Realizacji i Badan Praktyk Teatralnych Stowarzyszenie Teatralne “Gardzienice") e quello del “villaggio" dei “Campioni del Teatro di Strada” i quali, in una lotta solitaria per sopravvivere con il proprio mestiere, ingaggeranno per tre giorni una ridicola “Grande Sfida" come unica possibilità di sopravvivere “insieme” in uno stesso villaggio.
È stato difficile, a volte fino a non potercela fare, organizzare tutto in tre paesi diversi e contemporaneamente, ma si doveva tentare perché il Festival diventasse ancora più “scomodo" e quindi ponesse nuove domande sia agli abitanti di Santarcangelo, che si sentiranno come privati di qualcosa, sia ai nuovi ospiti dei diversi paesi che avranno incontri inaspettati.
Tutto ciò e stato voluto affinché quello che era stato fatto l’anno passato non si fermasse, per spingere ancora più in là i rischi della ricerca e con essi le possibilità nuove perché il Festival continui ad essere interessante per chi lo fa e per chi lo vive, senza trasformarsi in una rassegna di se stesso.
Solo cosi un piccolo Festival come quello di Santarcangelo può sperare di sopravvivere: se ogni volta riesce veramente a sfidarsi fino a rischiare la propria scomparsa.
Desidero, al termine di questa presentazione, ringraziare il Teatro di Ventura per essersi preso la responsabilità organizzativa del Festival. Questo gruppo continuerà la propria attività a Santarcangelo pet tutta la durata dell’anno (anche questo era un obbiettivo da raggiungere per la trasformazione reale del Festival) dirigendo il Centro di Ricerche Teatrali di Santarcangelo ed organizzando i laboratori presentati nel programma della presente edizione.
Con il Teatro di Ventura ringrazio inoltre la persona di Romeo Donati e tutti coloro, operai, amministratori, abitanti dei diversi paesi che ci hanno aiutato con il loto lavoro e la loro fiducia.
Scarica il catalogo
18 - 29 luglio
direzione artistica ROBERTO BACCI
Un festival, al contrario di ciò che pensano in molti, non si trova in natura.
Questo vuol dire che ogni volta va progettato, costruito, reso vivo. Se diventa la copia di altri, anche di quello che l'ha preceduto, ciò significa che nasce già cadavere. I villaggi del teatro sono i luoghi dove chi è in marcia si ferma, per poi ripartire. Sono gli spazi comuni che a fatica si riescono a creare quando si é costretti incessantemente a muoversi in un mercato sempre più affollato, o peggio, sclerotizzato da organismi pubblici che non sempre riescono a scegliere per il futuro.
Per fondere un villaggio occorrono gruppi simili con i quali si possa collaborare, parlare la stessa lingua, riconoscersi in un lavoro comune. Ed è per questo che si e voluto che la scelta dei gruppi fosse fatta dai tre fondatori di ciascun villaggio: Comediants-Santarcangelo, Akademia Ruchu-Verucchio, Potlach-Coriano.
Occorre rinunciare alla nozione di prodotto da consumare per creare nuove strade allo sviluppo di una cultura teatrale attiva e, anche se un Festival non può essere un punto di arrivo di questo processo, per chi vada a scavare sotto le ceneri ancora calde del Festival '78 si accorgerà come dei vecchi ed intoccabili vasi di Cultura Teatrale siano stati finalmente rotti e come qualcosa si sia messo in movimento.
Naturalmente la professionalità resta l'elemento di confronto fondamentale, ma una volta garantita questa chi può impedire a chi lavora in teatro la ricerca di nuove strade o il discostarsi da quelle programmazioni regionali che, seppur dotate di una necessaria logica globale, rischiano sempre di impedire l'inserimento e lo sviluppo di autonomi momenti di ricerca?
Se non si usano i Festival per rischiare qualcosa di nuovo, per porsi domande fondamentali sull’incontro di tante culture e di tanti gruppi teatrali, che cosa ci resta?
Forse un prestigioso programma di spettacoli che chiunque può inanellare l'uno all’altro per poi offrirli a dosi di uno o due dopo i pasti, e poi?
Se i gruppi ed anche gli spettatoti parlano ancora di un Festival passato non é perché hanno visto uno spettacolo buono, bensì perché hanno partecipato ad una esperienza in cui sentivano viva ogni giorno la ricerca di qualcosa prima sconosciuto.
I “Villaggi del Teatro" continuano questo rischio: quello del confronto tra elementi precisi e diversi (catalani, polacchi, italiani), quello dell’abbandono fisico del Festival per compiere la scelta di essere nomadi in viaggio alla ricerca, in piccoli villaggi sull'Appennino Emiliano, di nuove possibilità per la cultura del teatro e forse anche degli stessi Festival (Osrodek Realizacji i Badan Praktyk Teatralnych Stowarzyszenie Teatralne “Gardzienice") e quello del “villaggio" dei “Campioni del Teatro di Strada” i quali, in una lotta solitaria per sopravvivere con il proprio mestiere, ingaggeranno per tre giorni una ridicola “Grande Sfida" come unica possibilità di sopravvivere “insieme” in uno stesso villaggio.
È stato difficile, a volte fino a non potercela fare, organizzare tutto in tre paesi diversi e contemporaneamente, ma si doveva tentare perché il Festival diventasse ancora più “scomodo" e quindi ponesse nuove domande sia agli abitanti di Santarcangelo, che si sentiranno come privati di qualcosa, sia ai nuovi ospiti dei diversi paesi che avranno incontri inaspettati.
Tutto ciò e stato voluto affinché quello che era stato fatto l’anno passato non si fermasse, per spingere ancora più in là i rischi della ricerca e con essi le possibilità nuove perché il Festival continui ad essere interessante per chi lo fa e per chi lo vive, senza trasformarsi in una rassegna di se stesso.
Solo cosi un piccolo Festival come quello di Santarcangelo può sperare di sopravvivere: se ogni volta riesce veramente a sfidarsi fino a rischiare la propria scomparsa.
Desidero, al termine di questa presentazione, ringraziare il Teatro di Ventura per essersi preso la responsabilità organizzativa del Festival. Questo gruppo continuerà la propria attività a Santarcangelo pet tutta la durata dell’anno (anche questo era un obbiettivo da raggiungere per la trasformazione reale del Festival) dirigendo il Centro di Ricerche Teatrali di Santarcangelo ed organizzando i laboratori presentati nel programma della presente edizione.
Con il Teatro di Ventura ringrazio inoltre la persona di Romeo Donati e tutti coloro, operai, amministratori, abitanti dei diversi paesi che ci hanno aiutato con il loto lavoro e la loro fiducia.
Roberto Bacci
Direttore Artistico
IX edizione del Festival
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